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Il Consolidated B-24 "Liberator" 41-23801

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Aereo:                        Consolidated B-24 Liberator 41-23801
Nazionalità:               U.S.A.
Precipitato:                11 gennaio 1943
Località:                     26 km sud-est di Salerno
Osservazioni:            Identificazione confermata
                 
Nel corso della seconda guerra mondiale la città di Napoli subì numerose incursioni da parte dell'aviazione angloamericana che aveva come obiettivo la distruzione delle installazioni militari e delle industrie che producevano materiale d'importanza strategica ma anche quello di fiaccare il morale della popolazione civile.
 
I morti provocati dai bombardamenti furono migliaia. Molte vite furono risparmiate grazie alla particolare conformazione del sottosuolo napoletano che permise a tanti di trovare nei rifugi antiaerei in esso allestiti un riparo sicuro dalle bombe. Ben poco riuscì a fare la DICAT (la Difesa Contraerea Territoriale) che utilizzava spesso pezzi di artiglieria obsoleti ed era maldiretta. Unico baluardo contro il dilagare dei bombardieri alleati furono i piloti del 22° Gruppo Caccia formato da quattro squadriglie che operavano dall'aeroporto di Capodichino e che avevano come aeroporto di appoggio anche quello di Montecorvino Rovella. Seppure spesso in condizioni di inferiorità di numero e di armamento rispetto alle squadriglie di bombardieri statunitensi, composte di solito da decine di aerei ognuno dei quali poteva contare sulla difesa offerta da almeno 8 mitragliere antiaeree, essi riuscirono in varie occasioni a contenere gli effetti di tali sortite.
 
Questa è la storia di un bombardiere Consolidated B-24 Liberator che lunedì 11 gennaio 1943 bombardò la città partenopea. L'aereo matricola 41-23801, che apparteneva al 515th Bomber Squadron del 376th Bombing Group dell'USAAF, decollò quella mattina insieme ad altri velivoli della stessa squadriglia dall'aeroporto di Abu Sueir in Egitto. Tali quadrimotori dipinti di color sabbia rosata erano soprannominati "Pink Elephants".
 
Al comando vi era il ventiseienne tenente Louis A. Prchal. Al suo fianco come co-pilota si trovava il tenente Eugene L. Ziesel, di 24 anni. Eugene, era stato una promessa del football e del baseball militando nelle squadre della Creighton University nel Nebraska. L'11 giugno 1942 aveva fatto parte dell'Halverson Project n. 63, la prima operazione di bombardamento in Europa da parte dell'aviazione degli Stati Uniti. La missione che aveva come obiettivo le raffinerie di Ploiesti in Romania si concluse in un disastro per gli americani in quanto tutti gli aerei non poterono far rientro alla base per la cattiva organizzazione della missione e la mancanza di carburante. Eugene atterrò con il suo B-24 in Turchia, nazione che a quel tempo era neutrale, e venne internato. Egli fece credere alle autorità turche che il suo aereo aveva bisogno di essere utilizzato periodicamente altrimenti i motori si sarebbero irrimediabilmente danneggiati. Ogni volta che decollava Eugene riusciva a mettere da parte un pò del carburante che gli era stato assegnato. In questo modo raccolse il quantitativo necessario, dopo l'ennesimo decollo, per non rientrare all'aeroporto turco ma dirigersi verso gli aeroporti alleati in Medio Oriente. Quando decollò per la sua ultima missione era rientrato da appena una settimana in servizio attivo. Gli altri 6 uomini dell'equipaggio erano: sottotenente Earl G. Matheny, puntatore; sottotenente Theodore P. Schoonmaker, navigatore; sergente Jess W. Cotham, tecnico e mitragliere della torretta dorsale; sergente Jack B. Lavender, operatore radio; sergente Elwood E. Carr, mitragliere di coda; sergente Roy O. Woody, mitragliere. Quest'ultimo era il più giovane del gruppo essendo nato il 6 giugno del 1925. Roy interruppe le scuole superiori il 15 dicembre 1941, una settimana dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbour, per arruolarsi come volontario. Quando perse la vita non aveva nemmeno 18 anni.
 
Quell'11 gennaio del 1943 l'allarme aereo venne dato per tempo e l'aviazione italiana fece decollare i caccia per intercettare la formazione statunitense disposta su due squadriglie, al comando del capitano John H. Payne (si veda il resoconto sul B-24 11593, link visibile ->CLICCANDO QUI<- ) e l'altra guidata dal maggiore Dick Sanders.. Fra quanti si alzarono in volo vi erano il tenente Orfeo Mazzitelli di Salerno e il tenente Riccardo Monaco di Napoli. I piloti italiani disponevano da poco tempo degli ottimi Macchi C.202 Folgore i quali, seppur non potentemente armati, erano molto agili e veloci nelle manovre. Inoltre, giocò a loro favore, un problema che affliggeva gli americani in quel periodo: l'inceppamento delle mitragliatrici provocato dal gelo dell'alta quota e dall’utilizzo di un olio lubrificante non adatto. Infatti, nei resoconti statunitensi relativi alla missione di quel giorno il disguido viene segnalato da tutti gli equipaggi rientrati alla base.
 
Il tenente Monaco, si diresse verso la formazione che, dopo aver sganciato gli ordigni, aveva virato a destra, per ritornare alla base nordafricana passando fra i monti dell'Irpinia. Insieme al tenente Mazzitelli fece fuoco sui bombardieri. I suoi colpi sortirono l'effetto sperato colpendo il motore di un B-24 che cominciò a rallentare e a perdere quota. Si trattava dell'ultimo aereo della formazione, quello del tenente Prchal. Ciò che accadde è riportato nella testimonianza resa dopo la liberazione dalla prigionia dall'unico supersite di questo velivolo, il navigatore sottotenente Theodore P. Schoonmaker. Essa è contenuta nell' IDPF (Individual Deceased Persons File), il rapporto redatto dalle autorità statunitensi per informare i congiunti di Louis A. Prchal sulla sorte del loro caro. Questa documentazione mi è stata messa gentilmente a disposizione da Randy Watkins, appassionato studioso della storia dell'aviazione americana. I rapporti della squadriglia come pure alcune foto sono state invece procurate da Mark Bischof e dagli amici di Archeologi dell'Aria. Altre preziose informazioni sono state fornite dai figli di Schoonmaker, Donald e Peter.
 
Il sottufficiale riferiva che il primo assalto da parte della caccia italiana fu indirizzato contro il mitragliere di coda. A seguito di questo attacco egli si accorse che il sergente Carr non rispondeva più al fuoco nemico. Il successivo assalto fu condotto sulla parte centrale del bombardiere quando furono colpiti i motori e il mitragliere della torretta dorsale. L'aereo si ritrovò privo sia di velocità che della maggior parte del suo armamento difensivo. Schoonmaker racconta che il terzo attacco fu quello più devastante e lungo. Per circa 15 secondi l'aereo fu mitragliato sul fianco destro, dalla parte centrale fino alla cabina di pilotaggio. I colpi provocarono un incendio a bordo, distrussero l'impianto per l'erogazione dell'ossigeno e l'impianto radio interno. Secondo la testimonianza del navigatore solo Earl G. Matheny sembrava essere rimasto incolume al devastante attacco ma le fiamme non gli permisero di abbandonare la parte anteriore dell'aereo in cui si trovava e dove venne in seguito ritrovato cadavere dalle autorità militari italiane. Theodore decise così di abbandonare l'aereo lanciandosi con il paracadute. Sporgendosi dallo sportello per il lancio il suo piede destro rimase incastrato nella struttura e per alcuni interminabili secondi egli rimase sospeso nel vuoto. Riuscì però a sfilare il piede dalla scarpa e ad aprire il paracadute. Non vide altri seguirlo e dopo pochi istanti l'aereo precipitò ed esplose in una zona boscosa alle spalle di Acerno. Theodore atterrò su una montagna innevata. Con l'aiuto della copertura della scarpa sinistra e di un calzino sostituì alla meno peggio la calzatura mancante e a raggiunse l'abitazione di un pastore al quale, visto che era stato ferito alla mandibola, chiese di essere condotto al più vicino paese. Quando l'uomo lo portò ad Acerno egli in segno di gratitudine gli donò il suo orologio da polso.
 
Venne quindi preso in consegna dalle autorità italiane e fu ricoverato in ospedale. Un colpo gli aveva trapassato le guance provocandogli la perdita di alcuni denti. Durante la sua degenza ricevette la visita del tenente Monaco. L’incontro fu cordiale e il tono della conversazione amichevole. Prima che l’ufficiale della Regia Aeronautica andasse via Theodore gli fece dono del suo coltello. In seguito agli eventi successivi all’8 settembre venne deportato in Germania nello Stalag Luft III. I figli conservano ancora la sua piastrina di riconoscimento del campo di concentramento su cui è stampigliato il numero “2707" e "Oflag Luft 3”.
 
Questo stalag situato nei pressi della città di Sagan, a circa 160 km sud\est di Berlino, venne creato per ospitare ufficiali delle forze aeree alleate. Diversi tentativi di fuga furono messi in atto da questo campo il più famoso dei quali è stato reso noto mediante il film “La grande fuga”. In tale occasione 76 prigionieri riuscirono ad evadere mediante la costruzione di un tunnel soprannominato "Harry". 73 vennero ripresi e 50 di loro furono fuciliati dalla Gestapo per ordine di Hitler; solo 3 riuscirono a guadagnare la libertà.
 
Durante la prigionia ebbe modo di conoscere David Westheimer, un aviatore il cui B-24 era stato ugualmente abbattuto in Italia. Rimasero amici per tutta la vita. David nel dopoguerra diventò famoso per il libro "Von Ryan's Express", dal quale venne in seguito tratto un film di successo che aveva come interprete Frank Sinatra e Raffaella Carrà. Nelle sue memorie di guerra ha fatto spesso riferimento a Theodore.
 
Ritornato alla vita civile Schoonmaker sposò nel 1956 Gloria Eleanor Brown. Dalla loro unione nacquero due figli: Theodore Peter Jr. e Donald N. Lavorò per la Union Carbide e poi per l’ American Welding Society (AWS) dove divenne direttore del periodico "The Welding Journal". Theodore è venuto a mancare nel 1994.
 
Le salme dei 6 aviatori recuperate fra i rottami dell'aereo, un corpo non è stato mai ritrovato, furono sepolte nel cimitero di Acerno. Dopo lo sbarco a Salerno esse furono traslate nel cimitero degli U.S.A. di Monte Soprano a Paestum. Nel settembre del 1947 una commissione di inchiesta si recò sul luogo del disastro e ritrovò il piastrino di Cotham ed alcuni effetti personali di Matheny. Venne anche rinvenuto un piastrino intestato a Francis H. Smith. Come si apprende dall'IPDF, Smith era il pilota compagno di stanza del tenente Prchal. Quando nelle prime ore dell'11 gennaio essi partirono per la missione scambiarono per errore i piastrini che avevano lasciato sul tavolo della loro camera prima di mettersi a letto. In seguito fu possibile identificare il cadavere di Matheny ma non quello degli altri aviatori. Le sue spoglie riposano al Sam Houston National Cemetery mentre quelle dei suoi commilitoni si trovano in una fossa comune al Little Rock National Cemetery.
 
Dal bollettino n. 962 emesso il 12 gennaio 1943 dal Quartier Generale delle Forze Armate italiane veniamo a sapere che: "Un'incursione è stata compiuta nel pomeriggio di ieri su Napoli e dintorni; danni non rilevanti: nel crollo di alcuni edifici civili la popolazione ha subito perdite finora accertate in 23 morti e 65 feriti. Tali apparecchi risultano caduti: due nella provincia di Salerno (presso le località di Acerno e Calvanico san Cipriano) uno a Lioni (Avellino) e il quarto in mare tra Ischia e Procida. Alcuni dei componenti degli equipaggi sono deceduti, altri sono stati catturati". Se i danni furono ridotti rispetto a incursioni ben più sanguinose lo si deve all'intervento degli aviatori italiani la cui audacia fu evidentemente enfatizzata dal fatto di sapere che stavano difendendo le loro case e i loro familiari. Come si apprende dal bollettino quel giorno vennero abbattuti altri 2 aerei che probabilmente facevano parte del 98th Bombing Group. Ulteriori ricerche sono in corso per poterli identificare.
 
Ritrovare il punto d'impatto di questo aereo è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione offerta da Gerardo Savino e Aniello Sansone della Protezione Civile di Acerno. Il primo ci ha indicato il punto esatto e il secondo molto pazientemente ci ha condotto sul luogo in una zona impervia e di difficile accesso. Questo tipo di aiuto è di fondamentale importanza nelle nostre ricerche. Spesso coloro che millantano la loro conoscenza dei fatti storici poi vengono meno al momento di verificare sul campo quanto raccontato. Gerardo ed Aniello invece hanno dimostrato la loro profonda conoscenza sia dei fatti che dei luoghi e a loro va il doveroso apprezzamento dei SAF.
 
 
Hanno finora partecipato a questa ricerca:
Gennaro Costantino
Luigi Fortunato
Matteo Pierro
Matteo Ragone
Aniello Sansone
Gerardo Savino
Gigino Vitolo

 

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I bombardamenti su Napoli da foto scattate dai bombardieri USA

 

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Il Consolidated B-24 Liberator

 

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Il caccia italiano Macchi C202

 

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Ritaglio di giornale in cui è riportata la notizia della morte di Eugene Ziesel

 

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La lapide che commemora i giocatori di baseball caduti durante la guerra (fra i quali vi è Ziesel) esposta al Rosenblatt Stadium di Omaha, Nebraska.

 

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Ritaglio di giornale con foto di Roy O. Woody nel quale viene dato per disperso.

 

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La fossa comune di 6 uomini dell'equipaggio.

 

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Earl G. Matheny ai tempi della vita civile

 

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Matheny quando serviva sotto le armi.

 

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La tomba di Earl G. Matheny

 

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Il capitano John Howard Payne

 

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La lapide che lo commemora all'Oakwood Cemetery, Austin, Texas

 

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L'aeroporto in Egitto intitolato al capitano Payne.

 

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Il punto dell'impatto.

 

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I ricercatori: Gennaro Costantino, Aniello Sansone, Matteo Ragone e Luigi Fortunato.

 

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Il ritrovamento della piastrina matricolare di un motore.

 

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La piastrina del motore Pratt & Whitney

 

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Frammenti della struttura con matricole. Il prefisso 32 indica che il pezzo fa parte di un B-24.

 

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Frammenti dell'aereo.

 

 

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Il piastrino di riconoscimento di Theodore Schoonmaker durante la prigionia in Germania.

 

 

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Le decorazioni ricevute da Theodore Schoonmaker, la prima a sinistra è la Purple Heart conferitagli per la ferita riportata durante la sua ultima missione

 

 

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Theodore P. Schoonmaker nel dopoguerra
 
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Il Capitano Monaco si prepara per l'azione
 
 
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Il pugnale che il Capitano Monaco ebbe in dono da Theodore P. Schoonmaker
 
 
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Da destra: il Tenente Orfeo Mazzitelli, il Capitano Monaco e un loro collega
 
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Il Tenente Orfeo Mazzitelli, studente all'universita' di Napoli

Salerno 1943

Lo scopo di questo sito è quello di presentare le attività dell'Associazione Salerno 1943, un gruppo di volontari noti anche come Salerno Air Finders. L'Associazione si occupa di preservare la memoria degli aviatori che durante gli anni della seconda guerra mondiale precipitarono con i loro aerei in Campania e nelle regioni limitrofe rintracciando, identificando e ricostruendo la storia dei loro abbattimenti.

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