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Categoria: ritrovamenti
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Giovedì, 31 Maggio 2012 12:06
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Scritto da Super User
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IL BOMBARDIERE MEDIO B-25 MITCHELL 41-30407
Aereo: Bombardiere medio B-25 Mitchell 41-30407
Nazionalità: U.S.A.
Precipitato: 22 settembre 1943
Località: 26 km nord-est Salerno
Osservazioni: Identificazione confermata
La localizzazione di questo crash-site si deve alla tenacia e alla perseveranza dimostrata da Gianni Coscia. Dopo aver letto un articolo che spiegava le attività dei SALERNO AIR FINDERS Gianni ci ha contattato e si è messo gentilmente a disposizione per quanto concerne le ricerche in alta Irpinia. Gli abbiamo quindi fornito un paio di segnalazioni relative ad abbattimenti avvenuti nei pressi del suo paese, Montemarano, e dopo qualche giorno ci ha ricontattati per metterci al corrente delle sue scoperte.
Tramite Patrizia Meo ha appreso di un signore che da bambino fu testimone di un abbattimento nel suo terreno. Abbiamo quindi prontamente organizzato un primo sopralluogo incontrandoci con Gianni e con Giovanni Stoppiello di Volturara Irpina che ci ha condotto a casa di Michele Meo, un signore ultraottantenne ma dalla mente ancora lucidissima. Il signor Michele, che abita ancora oggi dove la sua famiglia viveva 70 anni fa in contrada Ceraso, ci ha calorosamente accolto in casa insieme a sua figlia Rosa e al genero Francesco Marra. E’ stato molto disponibile e gentile nel raccontarci quello che vide accadere quella mattina del 22 settembre 1943. Il piano del Dragone era già da alcuni giorni pieno di truppe tedesche che si erano accampate ai margini della radura. La zona consentiva l’accesso al salernitano dove gli alleati erano sbarcati il 9 settembre e permetteva alle truppe della Wehrmacht di conservare una sicura via di fuga nel caso di una ritirata. Inoltre, la Luftwaffe, l’aviazione tedesca, sfruttava ampiamente l'aeroporto impiantato dal fascismo negli anni ’30 facendovi atterrare numerosi aerei. Tutta questa attività non passò inosservata ai ricognitori alleati e il 22 settembre l’aviazione statunitense apparve nei cieli di Volturara lanciando bombe e spezzoni incendiari. Gli attacchi proseguirono nei giorni successivi provocando circa 60 morti fra la popolazione civile. Riferendosi proprio al primo bombardamento Michele Meo racconta: “Vidi 2 gruppi di bombardieri americani composti ognuno da 3 aerei volare molto bassi e lanciare le loro bombe sulla nostra contrada. Improvvisamente la contraerea tedesca piazzata in posizione elevata sulla strada Serino – Santo Stefano del Sole aprì il fuoco prendendo quasi d’infilata la formazione di aerei. Due furono colpiti e uno cominciò a perdere vistosamente quota. Dopo una stretta curva a sinistra, durante la quale vidi lanciarsi un uomo dell’equipaggio, l’aereo venne a cadere proprio nel nostro terreno disintegrandosi in mille pezzi e prendendo subito fuoco. La nostra abitazione fu investita dalle fiamme e insieme a mia madre e ai miei fratelli fummo costretti a scappare per sfuggire alla morte. Quando le fiamme si spensero mi recai sul luogo del disastro e notai che membra umane erano in mezzo a quei rottami ardenti. Per diversi giorni quei poveri resti rimasero insepolti fino a quando non furono raccolti e seppelliti nello stesso punto dove era caduto l’aereo. Mio padre che era scappato in montagna insieme alle nostre pecore per sottrarle alla razzia dei tedeschi vide dall’alto quanto era accaduto e cercò di tornare per vedere se stavamo bene. Purtroppo, a pochi metri da casa, incappò in una delle mine che i tedeschi avevano disseminato nella zona e perse la vita. In pochi giorni persi la casa e mio padre”.
Fin qui il drammatico racconto di Michele; ma cosa resta di quel tragico evento? Abbiamo chiesto all’attuale proprietario del fondo, il signor Antonio Feo, di poter fare un veloce sopralluogo. Dopo aver ottenuto il permesso abbiamo cominciato la ricerca seguendo le precise indicazioni sia di Michele che di Antonio. Non c’è voluto molto per trovare alcuni piccoli frammenti di alluminio, tipica testimonianza di un crash aereo. Purtroppo, dato che il fondo serve per la produzione di erba per gli animali non abbiamo potuto continuare la ricerca più a lungo anche se Antonio si è detto disponibile a farcela proseguire in inverno. I frammenti di alluminio ci hanno però fornito alcune indicazioni. Innanzitutto il ritrovamento di un bossolo di mitragliatrice da 12,7 mm Browning ha subito confermato che si trattava di un aereo statunitense. Inoltre, le matricole di assemblaggio presenti su alcuni frammenti iniziano con il prefisso 82. Questa cifra indica le parti che nell’industria aeronautica americana componevano il bombardiere medio North American B-25 Mitchell. Questo agile e stabile aereo divenne famoso durante la seconda guerra mondiale quando una squadriglia di B-25 decollò dalla portaerei Hornet agli ordini del generale Doolittle per bombardare Tokio in risposta al proditorio attacco giapponese di Pearl-Harbour.
Come ha riferito Michele Meo solo un uomo dell’equipaggio riuscì a lanciarsi prima che l’aereo si schiantasse al suolo. Ulteriori ricerche ci hanno permesso di identificare l'aereo ritrovando il MACR 16514 relativo proprio al B-25 abbattuto a Volturara il 22 settembre 1943. Da esso abbiamo appreso che i membri dell'equipaggio erano:
Harvey L. Harmon, pilota, 22 anni
William F. Ballard, copilota, 22 anni
Marion P. Shadwell, navigatore e puntatore
Franklin L. Fent, mitragliere
Edward J. Minck, addetto radio e mitragliere, 22 anni
Il rapporto riferisce che una formazione di 24 aerei del 82nd Squadron e del 83nd Squadron quel giorno attaccarono truppe e artiglieria della Wehrmacht nei pressi di Santa Lucia. La squadriglia venne fatta oggetto del fuoco di 3 cannoni antiaerei che colpirono 8 apparecchi, uno dei quali prese fuoco e precipitò. Abbiamo quindi provato a rintracciare l'unico sopravvissuto indicato nel rapporto, Edward J. Minck, cercando nell'elenco telefonico della città di Danbury, sua città natale. Trovando un recapito a lui intestato abbiamo scritto una lettera. Dopo alcuni giorni siamo stati contattati da Cathy Lynch, figlia di Edward, la quale è stata felice di apprendere delle nostre ricerche e di farci sapere che il padre è ancora vivente. Abbiamo quindi saputo che Edward si arruolò nell'USAAF a 19 anni e venne assegnato al 12th BS. Il giorno in cui fu abbattuto era alla sua 30^ missione per la quale si era offerto come volontario e di conseguenza era stato assegnato ad un equipaggio diverso dal solito. Quando l'aereo venne colpito Ed cercò di aiutare il pilota ad indossare il paracadute ma egli gli ordinò di lanciarsi immediatamente. Appena saltato dall'aereo lo vide abbattersi al suolo. Edward finì in un campo di granturco e venne soccorso da alcuni contadini che lo aiutarono a nascondersi in un pollaio. Dopo pochi minuti udìì voci tedesche che gli intimavano di arrendersi. Un ufficiale gli sparò e lo colpì all'inguine. Dovette quindi arrendersi e venne fatto prigioniero. Fu in seguito trasportato in un ospedale militare nei pressi di Roma dove subì una dolorosa operazione dopo di che venne trasferito in un campo di prigionia in Germania.
I compagni di squadriglia di Minck, una volta rientrati alla base, avevano riferito di non aver visto alcun uomo lanciarsi dall'aereo in fiamme. Le autorità statunitensi conclusero quindi che non vi erano stati sopravvissuti e comunicarono la notizia alle famiglie. Così accadde anche alla famiglia di Edward che poi provvide ad informare la sua fidanzata Ellen Bartram. Fu organizzato un servizio funebre e il necrologio apparve sui giornali di Danbury. Nel novembre del 1943 al padre di Minck fu concessa la Purple Heart (medaglia concessa ai feriti in guerra o ai familiari dei caduti). Benchè ancora convalescente Ed scrisse diverse lettere ai suoi cari ma nessuna venne mai recapitata. Finalmente, il 15 marzo del 1944, Ellen ricevette una cartolina speditale dal suo amato il 25 dicembre 1943. In poco tempo la buona notizia fece il giro della città. Per i suoi cari fu come se Ed fosse stato risuscitato!
La prigionia fu particolarmente dura. Edward venne spostato da uno stalag all altro. In ognuno dei campi subì privazioni e maltrattamenti. Venne infine liberato il 30 aprile del 1945, da un'unità dell'esercito americano agli ordini del generale Patton. Ritornato alla vita civile si sposò con Ellen nel 1946 con la quale vive ancora oggi. Dal loro matrimonio nacquero 2 figlie: Norine e Cathleen. Lavorò come carpentiere per 12 anni e in seguito entrò nel Servizio Postale degli USA. Attualmente è in pensione e si dedica al suo sport preferito, il golf. Gli è stata conferita la medaglia per i POW (prigionieri di guerra). Gli era stata anche promessa la Distinguished Flying Cross ma non gli è mai pervenuta. Parlando degli anni di guerra Edward afferma: "Non cambierei la mia vita per nulla al mondo. Ho incontrato un sacco di bravi ragazzi e tanti buoni amici. Mi sento fortunato perchè molti di questi giovani non hanno potuto fare ritorno alle proprie case".
I suoi commilitoni furono sepolti nel terreno dove erano caduti. In seguito le salme vennero riesumate e traslate nel Zachary Taylor National Cemetery di Louisville nel Kentucky. Il fatto che siano sepolti in una fossa comune indica che alla riesumazione non è stato possibile identificare i cadaveri.
Il B-25 in azione.
I frammenti di aereo rinvenuti nel terreno.
Frammento con matricola 82-11118
Luigi Fortunato (SAF), Francesco Marra, Antonio Feo, Giovanni Stoppiello e Matteo Ragone (SAF)
Michele Meo e Gianni Coscia.
Al padre di Edward J. Minck viene conferita la Purple Heart per il figlio creduto morto
La fossa comune dei membri dell'equipaggio
Lo Zachary Taylor National Cemetery
Edward J. Minck poco dopo il suo arruolamento
Edward insieme ad alcuni suoi commilitoni
Gli uomini del B-25 caduto a Volturara. Ed è il primo a destra, al centro il pilota Harvey L. Harmon e alla sua sinistra William F. Ballard
Ritagli di giornale con la notizia della morte di Edward
Ed qualche anno fa, mostra l'articolo in cui era dato per morto
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Aircraft: B-25 Mitchell medium bomber 41-30407
Nationality: U.S.A.
Precipitate: September 22, 1943
Location: 26 km north-east of Salerno
Remarks: Identification confirmed
The location of this crash site is due to the tenacity and perseverance by Gianni Coscia. After reading an article that explained the activities of SALERNO AIR FINDERS, contacted us and was kindly provided with regard to research in Irpinia. We provided him a couple of reports of crashing took place outside of his country, Montemarano, and a few days later he contacted us to inform us of his findings.
Through Patrizia Meo he has learned of a man who witnessed a crash in its property. We then promptly arranged a first visit by meeting with Gianni and John Stoppiello of Volturara Irpina, that led us to the home of Michael Meo, a man in his eighty but with a still lucid mind. Mr. Michael, who still lives today in Ceraso, where his family lived 70 years ago , has warmly welcomed at home with her daughter-in-law Rosa and Francesco Marra. It 'was very helpful and informative in telling us what he saw happen on that morning of September 22, 1943.
The land named "Piano del Dragone" was since a few days already full of German troops camped. The area allowed access to Salerno where the Allies had landed on September 9 and allowed the troops of the Wehrmacht to maintain a safe escape route in the event of a retreat. In addition, the Luftwaffe, the German air force, was widely using the airport implanted by fascism in the '30s. All this activity did not go unnoticed to the allies scouts planes and September 22th the U.S. Air Force appeared in the skies of Volturara throwing incendiary bombs. The attacks continued in the following days resulting in about 60 deaths among the civilian population.
Referring to its first bombing Michele Meo says: "I saw 2 groups of American bombers each consisting of 3 planes flying very low and throw their bombs on our district. Suddenly the German anti-aircraft placed in an elevated position on the road Serino - Santo Stefano del Sole opened fire. Two planes were shot and one visibly began to lose altitude. After a sharp turn to the left, during which I saw a man bailed out , the plane fell down in our own land disintegrating into a thousand pieces and taking fire immediately. Our house was hit by the flames and we together with my mother and my brothers were forced to flee to escape death. When the flames died down I went to the disaster site and noticed that human limbs were in the midst of those burning wreckage. For several days the poor parts of bodies remained unburied until they were collected and buried in the same spot where the plane crashed. My father, who had escaped to the mountains along with our sheeps not to be raided by the Germans, looked down what had happened and tried to go back to see if we were okay. Unfortunately, a few meters from the house, got into one of the landmines that the Germans had scattered in the area and lost his life. In a few days I lost my home and my father. "
So far, the dramatic story of Michele , but what remains of that tragic event? We asked the current owner of the property, Mr. Antonio Feo, to allow us to do a quick inspection. After obtaining permission we began the search following the precise instructions of Michele and Antonio. It did not take long time to find a few small fragments of aluminum, typical evidence of a plane crash. Unfortunately, the terrain is used for the production of grass for the animals and so we could not continue the search, but Antonio said he will allow us to continue our search in winter.
The fragments of aluminum, however, supply to us some indications. First of all, the discovery of a shell of 12.7 mm Browning machine gun, confirmed that it was a U.S. plane. In addition, the serial numbers present on some fragments begin with the prefix 82. That indicates that the parts are made up for an American medium bomber North American B-25 Mitchell. This nimble and stable plane became famous during the Second World War, when a squadron of B-25s took off from the aircraft carrier Hornet under the command of General Doolittle to bomb Tokyo in response to the Japanese attack on Pearl Harbour.
As reported by Michele Meo, only one of the crew managed to launch before the plane crashed to the ground. Further research allowed us to identify the plane, finding its own MACR 16514, connected to the B-25 shot down in Volturara September 22, 1943. From it we learned that the crew members were:
Harvey L. Harmon, pilot, 22 Years
William F. Ballard, co-pilot, 22 Years
Marion P. Shadwell, navigator and pointer
Franklin L. Fent, gunner
Edward J. Minck, radio officer and gunner, 22 Years
The report says that a formation of 24 aircraft of the 82nd Squadron and the 83nd Squadron attacked that day artillery troops of the Wehrmacht near Saint Lucia di Serino. The Squadron was counter-attacked by the fire of 3 anti-aircraft guns that hit 8 bombers, one of which caught fire and crashed. We tried to track down the only survivor named in the report, Edward J. Minck, looking in the phone book of the city of Danbury, his hometown. Finding an address in his name we wrote a letter. After a few days we were contacted by Cathy Lynch, daughter of Edward, who was happy to learn of our research and let us know who the father is still living. We then learned that Edward was enlisted in USAAF at age of 19 and was assigned to the 12th BS. The day he was shot down was on his 30th mission for which he was offered as a volunteer and as a result, he was been assigned to a crew different than the usual one. When the plane was hit, Ed tried to help the pilot to wear a parachute, but he ordered him to launch immediately. He just jumped from the plane and saw it crash to the ground. Edward ended up in a cornfield and was rescued by some farmers who helped him to hide in a chicken coop. After a few minutes he heard Germans voices ordering him to surrender. An officer fired at him and hit him in the groin. He had to go out from the chicken coop with his hands up and was taken prisoner. He was later transported to a military hospital near Rome, where he had a painful surgery after which he was transferred to a prison camp in Germany.
The teammates of Minck, once returned to base, reported not seeing any man jump from the plane on fire. The U.S. authorities therefore concluded that there had been no survivors and communicated the news to the families. The family of Edward then, informed his girlfriend Ellen Bartram. It was organized a memorial service and an obituary appeared in the newspapers of Danbury. In November 1943 the father of Minck recieved the Purple Heart (medal given to the wounded in war or to family members of the fallen). Ed wrote several letters to his loved ones but none were ever delivered. Finally, on March 15, 1944, Ellen received a postcard from her beloved shipped December 25th, 1943. In a short time the good news went around the city. For his family he was as if he had been resurrected!
The imprisonment was particularly hard. Edward was moved from one stalag to another. In each field he suffered deprivation and ill treatment. He was finally released on April 30, 1945, by a unit of the U.S. Army under General Patton. Returned to civilian life, he married Ellen in 1946 with whom he still lives today. From their marriage two daughters were born, Norine and Cathleen. He worked as a carpenter for 12 years and later joined the U.S. Postal Service. He is now retired and devoted himself to his favorite sport, golf. He was awarded with the medal for POWs (prisoners of war). He had also been promised the Distinguished Flying Cross, but he has never received.
Despite his age and infirmities , with the help of his daughter Cathy, he was happy to answer a brief interview.
- Why did you enlist?
I did not enlist I was drafted.
- Where were you enrolled before your plane was shot down?
We were stationed in Sicily
- Have you ever participated in bombing in the area of Salerno and
Avellino before the one in Volturara?
I cannot remember
- What do you remember about your last mission?
I volunteered for the mission so I could go home for furlough after 35 missions (that was my 30th) I remember the bursts of flak and the pilot telling me to bail out and as soon as I did the plane crashed nearby and burst in flames exploding right next to me. You would think that I could never forget
that mission but I honestly can't remember that much about it.
- How did the civilians acted toward you after they saw you crashing over the corn field?
I don't recall having any contact with them. Someone did tell the Germans where I was in the barn.
- Why did they germans shot you down?
I think because I didn't understand that they were telling me to come out of the barn. I didn't know any german. When I stood up to finally come out they shot through the wall and I was hit in the backside. Had I not stood up the bullet would have hit me in the head.
- How was the time during the imprisonment?
I can't remember much of it but I do recall the inhuman treatment we received. After I was captured I had to travel twenty hours in an ambulance to a field hospital and was not given even water. The food and living conditions
were horrible, dirty and unsanitary. We were denied our red cross
parcels. They kept us in line with vicious guard dogs and poked us
with bayonets if we couldn't keep up.
- What do you think of those years of war?
I would not trade my life for anything in the world. I met a lot of good guys and many good friends. I feel lucky because many of these young people have not been able to return to their homes.
The comrades of Edward were buried in the ground where they had fallen. Later the bodies were exhumed and transferred in Zachary Taylor National Cemetery in Louisville, Kentucky. The fact that they are buried in a mass grave exhumation indicates that it was not possible to identify the bodies.
They have so far participated in this research:
Gianni Coscia
Luigi Fortunato
Matteo Pierro
Matthew Ragone
John Stoppiello