Aereo: Bombardiere B-26 Marauder 41-18048 di Rivello
Nazionalità: Statunitense
Precipitato: 7 settembre 1943
Località: 108 km sud-est Salerno
Osservazioni: Identificazione confermata
Nei drammatici giorni dell'estate del 1943 anche i piccoli centri dovettero sperimentare gli orrori della guerra. Questo è quanto accadde a Sapri, Lauria, Maratea e Rivello, un piccolo paese della Basilicata che si trova alle spalle dell'ultimo comune della provincia di Salerno.
Fino a quel momento la guerra aveva interessato in maniera marginale questi paesi. Certo, molti giovani erano stati richiamati alle armi e alcuni avevano perso la vita durante i primi tre anni di guerra. Chi però era rimasto a casa aveva dovuto vedersela, fino a quel momento, solo contro la penuria di viveri che affliggeva la nostra nazione stremata dallo sforzo bellico. Ma dopo lo sbarco in Sicilia, le cose cambiarono repentinamente. In preparazione dello sbarco in Calabria e del successivo a Salerno, gli alleati iniziarono a bombardare tutti i punti che potevano avere una importanza strategica come gli snodi ferroviari, i ponti, le strade di grande comunicazione. Lo scopo era chiaro: tagliare i rifornimenti e le vie di fuga ai nemici che avrebbero dovuto fronteggiare le suddette operazioni anfibie.
Alle ore 13,05 del 15 agosto 1943 una formazione composta da 41 bombardieri americani, appartenenti al 320° BG decollati dalla base aerea di El Bathan in Tunisia, oscurarono i cieli di Sapri e del Golfo di Policastro: la popolazione inerme e impreparata cercò di correre ai ripari ma era troppo tardi. Una pioggia di bombe cadde sulla stazione e sul limitrofo quartiere di San Giovanni, provocando la morte di ben 40 persone ed il ferimento di oltre un centinaio. Dai rapporti dei comandanti di squadriglia si evince che l'obiettivo erano i vagoni ferroviari carichi di carburante presenti in stazione.
La mattina del 2 settembre aerei della RAF sorvolarono la zona, per individuare obiettivi strategici da bombardare ma anche per controllare i movimenti delle truppe italogermaniche. Il 3 settembre gli alleati diedero inizio all'operazione Baytown, sbarcando sulle coste all'estremo sud della Calabria e intensificando le azioni contro le principali strade che conducevano a Salerno
Il 7 settembre furono bombardate contemporaneamente sia Lauria che Sapri da due diversi Bombing Group e precisamente: Il 321° decollato con 36 velivoli da Soliman, in Tunisia, colpì Lauria, mentre il 320°, con 41 aerei, ritornò a colpire Sapri. Nel centro potentino i morti civili furono 39. A Sapri la popolazione si era rifugiata nella galleria ferroviaria del Timpone, sede anche dell'infermeria militare del 18° Reggimento Costiero. Le bombe caddero sulla galleria provocandone il crollo e uccidendo quasi 50 persone, tra civili e militari.
A Rivello e nelle campagne limitrofe, la popolazione era in preda al panico: chi poteva fuggì in campagna, molti altri si rifugiarono nelle grotte di San Michele, nel centro storico. I pochi temerari che erano rimasti all'aperto videro provenire da Sapri un grosso aereo in fiamme che andò a schiantarsi a poche centinaia di metri dal centro abitato, in località Verneto. Si trattava di un B-26 americano che era stato colpito dalla contraerea tedesca di Sapri. Poco prima dell'impatto alcuni membri dell'equipaggio riuscirono a lanciarsi col paracadute.
Chi erano questi aviatori? La documentazione raccolta dal geom. Nicola Manfredelli, appassionato storico locale che si è molto impegnato per far luce su questa pagina di storia, ci permette di conoscerli.
Il pilota era il tenente Morris M. Thompson, matricola 0728131, nato nel 1920, di Spokane, Washington. Già il 17 luglio 1943 il suo aereo era stato colpito nel corso di una missione. In quell'occasione Thompson aveva effettuato un ammaraggio nel Tirreno consentendo a tutti i suoi uomini di mettersi in salvo sui battellini gonfiabili prima che l'aereo affondasse. Dopo 18 ore alla deriva erano stati recuperati da un idrovolante inglese Sunderland informato della posizione dei naufraghi dai due velivoli della formazione che avevano seguito le fasi della caduta in mare. Evidentemente qualcosa non era andato per il verso giusto anche quel 7 settembre quando il suo aereo stava per approssimarsi a Sapri. Infatti, come si evince dal rapporto del caposquadriglia, le sue bombe furono le uniche ad essere lanciate prima dell'obiettivo finendo in mare. Forse l'aereo era stato colpito da una delle numerose batterie antiaeree disposte a protezione della cittadina e quindi il pilota aveva impartito l'ordine di sganciare per poter riprendere quota e sottrarsi al fuoco nemico. La manovra non sortì gli effetti sperati dato che i colpi avevano centrato il motore destro e gli alettoni. Di conseguenza Thompson diede l'ordine di abbandonare il velivolo. Appena atterrato venne catturato dai tedeschi e deportato in un campo di concentramento in Germania dal quale fu liberato al termine della guerra. Morris è morto il 29 agosto 2012.
Il copilota era il sottotenente Irvin R. Stuhr, matricola 0668157, nato a Rochester, New York, il 26 aprile 1923. Si trovava insieme al tenente Thompson in occasione del suo primo abbattimento. In tale circostanza era stato l'unico a non riportare ferite durante l'ammaraggio ma, nelle ore che era rimasto in acqua, era stato punto da una medusa e l'infezione che ne derivò l'aveva costretto a letto per parecchi giorni. Quando venne dato l'ordine di lanciarsi abbandonò l'aereo dall'uscita anteriore insieme al pilota e al puntatore Symons. Per circa 36 ore riuscì ad evitare la cattura ma venne poi arrestato dai Carabinieri nei pressi di Trecchina. I militari lo condussero insieme al sergente Burgess a Padula dove il comando della 7^ Armata italiana aveva allestito un campo di prigionia all'interno della Certosa. Fu lì che Stuhr apprese dell'Armistizio. Qualche giorno dopo la proclamazione i tedeschi cercarono di prendere in custodia i prigionieri reclusi per deportarli in Germania. Quando le guardie italiane si resero conto delle loro intenzioni fecero evadere i militari alleati da una delle uscite secondarie. Stuhr e Burgess furono trattati amichevolmente dai soldati e dai civili italiani che li indirizzarono sulla linea ferroviaria che conduce in Calabria (la Sicignano degli Alburni - Lagonegro) affinché potessero riunirsi alle truppe alleate che stavano risalendo la penisola. Dopo alcuni giorni incontrarono soldati canadesi che li rifocillarono e gli misero a disposizione una jeep con la quale raggiunsero Catania. Qui Stuhr trovò un B-26 appena riparato ma privo di equipaggio. Con l'aiuto di un pilota di caccia che aveva perso il suo aereo ed aveva il brevetto per pilotare anche i bombardieri fece ritorno alla sua base in Tunisia giusto in tempo per evitare che i suoi effetti personali, già impacchettati, fossero spediti ai suoi familiari negli Stati Uniti dato che era stato classificato come disperso. In seguito venne rimpatriato ed intervistato dalla rivista della Kodak, l'azienda per la quale lavorava prima di essere chiamato alle armi. Il 27 aprile 1950 sposò Miriam Jane Street dalla quale ebbe 3 figli. Partecipò ai conflitti in Corea e nel Vietnam. Ritornato alla vita civile lavorò per la Boeing. Irvin è morto il 22 febbraio 2010.
Il puntatore era il sergente William H. Symons, matricola 16068055, di Wilmette, Illinois. Una volta atterrato venne fatto prigioniero dai tedeschi e condivise la sorte di Thompson. Fu deportato in Germania nello Stalag Luft 4 di Gross-Tychow e poi trasferito in quello nei pressi di Wobbelin dal quale venne liberato nella primavera del 1945.
Il tecnico di bordo e mitragliere era il sergente Paul H. Burgess, matricola 15070928, di Wheeling in Virginia. Anch'egli si diede alla macchia ma venne fatto prigioniero l'8 settembre dalla Milizia Forestale in località Coccovello nei pressi di Rivello. Condotto nel campo di concentramento di Padula seguì il ten. Stuhr durante la fuga e rientrò con lui alla base.
L'operatore radio e mitragliere era il sergente Frank J. Gallagher, matricola 33169482, di Scranton, Pennsylvania. Era rimasto ferito durante le frenetiche fasi dell'abbattimento e catturato dai tedeschi venne depredato di ogni avere. Il fatto di aver bisogno di cure forse gli evitò la deportazione in Germania. Infatti dalla documentazione statunitense risulta che al 20 dicembre 1943 egli era rientrato in servizio. Probabilmente il posto dove venne ricoverato fu raggiunto dagli alleati prima che i tedeschi potessero deportarlo.
Il mitragliere della torretta dorsale era il sergente Gene V. Gunning, matricola 19053354, di Sacramento, California. Egli fu l'unica vittima della missione. Le circostanze della sua morte non appaiono chiare. Sia i rapporti dei compagni di squadriglia sia la testimonianza rilasciata da Thompson dopo la liberazione riportano che 6 uomini si lanciarono dall'aereo in fiamme. Alcuni abitanti del posto e il rapporto dei Carabinieri affermano invece che il cadavere di un aviatore venne ritrovato carbonizzato fra i rottami dell'aereo. Gallagher abbandonò l'apparecchio appena prima di Gunning e riferì che lo aveva visto mentre si allacciava il paracadute. Inoltre, Thompson dichiarò che una volta fatto prigioniero gli venne mostrato un paracadute lacerato e gli fu detto che apparteneva ad uno dei suoi uomini che era morto durante il lancio. Infine Stuhr affermò che quando fu catturato vide un paracadute bruciato e i militari italiani gli riferirono che era dell'aviatore trovato morto nel punto in cui era caduto il B-26. Forse Gunning non fece in tempo a lanciarsi dall'aereo in fiamme oppure si lanciò ma il paracadute non funzionò adeguatamente. Le sue spoglie riposano nel Golden Gate National Cemetery di San Bruno in California.
Quando Nicola Manfredelli ha contattato l'associazione Salerno 1943 si è pensato subito ad un sopralluogo sul punto dell'abbattimento. La mattina del 7 settembre 2014, esattamente 71 anni dopo quel fatidico giorno, ci siamo incontrati con Nicola e con Biagio Pecorelli, un arzillo vecchietto che da bambino fu testimone oculare dell'evento. Egli ci ha condotto con sicurezza sul punto esatto del crash. Una breve esplorazione della zona, coadiuvati anche dal proprietario del fondo il geom. Gianni Florenzano col figlioletto Gabriele, ci ha permesso di ritrovare le inequivocabili tracce dell'abbattimento sotto forma di frammenti di alluminio appartenuti alla fusoliera del B-26.
E' desiderio degli interessati riuscire a contattare i familiari degli aviatori coinvolti affinchè si possa condividere con loro i risultati di questa ricerca.
Hanno finora partecipato a questa ricerca: Nicola Manfredelli, Igor e Matteo Pierro.
Foto aerea dei bombardamenti su Sapri del 7 settembre 1943
Irvin Stuhr, alla Kodak, dopo essere rientrato in Patria nel novembre 1943.
Irvin Stuhr negli anni ’70.
Il tenente Thompson in tenuta di volo.
Morris Thompson, il primo a sinistra, con i suoi commilitoni in Tunisia.
Morris, al centro, con l’equipaggio del Steeple Chaser.
La tomba di Gene V. Gunning
Un bombardiere B-26 in azione
Alcuni dei frammenti recuperati.
Biagio Pecorelli, Nicola Manfredelli, Gianni Florenzano con i piccoli Igor Pierro e Gabriele Florenzano sul punto dell’impatto.